giovedì 6 maggio 2010

Elezioni: Cameron favorito, ma pesa l'incognita Clegg



LONDRA. David Cameron, Gordon Brown e Nick Clegg. Secondo l’ultimo sondaggio diffuso da YouGov, l’accreditato sito internet specializzato in ricerche di mercato, questo dovrebbe essere l’ordine d’arrivo della maratona elettorale inglese che oggi si conclude chiamando i votanti alle urne. Seppur con un margine notevole di incertezza i conservatori otterrebbero il 35 per cento delle preferenze, i Laburisti il 30 mentre i Liberal Democratici il 24. Al di là di vincitori e vinti quella britannica è stata una campagna elettorale innovativa. La prima della storia britannica in cui i candidati si sono confrontati in televisione. ITV, Sky, BBC sono stati i palcoscenici che hanno ospitato i tre dibatti all’”americana”, dove i leader dei più grandi partiti hanno parlato dei loro programmi in materia di politica, economia, immigrazione, riforma elettorale, salute, scuola, Europa. Per i sondaggi, a salire sul gradino più alto del podio, sarà David Cameron, 44 anni, che promette una “grande società” sul modello dei Kennedy. Da tempo dato come vincitore, il leader dei Conservatori è intenzionato a decentralizzare il potere, “dando ai cittadini le chiavi del governo”. Ha in programma un possibile aumento delle tasse ma punta al taglio della spesa pubblica per dodici miliardi di sterline. Vuole riportare il livello dell’immigrazione al 1990 e promette maggiori investimenti per il Servizio Sanitario Nazionale. Il suo obiettivo è quello di trasformare gli ospedali in fondazioni e far sì che i medici abbiano stipendi proporzionati ai risultati raggiunti. Euroscettico da sempre, il giovane leader dei conservatori, durante il secondo dibattito televisivo è stato chiaro: “Vogliamo restare in Europa ma non farci governare dall’Europa, vogliamo la sterlina e non l’euro”.

In questi mesi, il leader uscente Gordon Brown è apparso invece in netta difficoltà. Lui che come Cancelliere aveva animato gli anni del miracolo economico e chiamato a gestire da primo Ministro la crisi, è sembrato stanco, affaticato. Logorato da un potere che vede i laburisti al governo da 13 anni, afflitto da scandali, delusioni e gaffe. L’ultima l’ha coinvolto proprio qualche giorno fa, quando, dopo un collegamento con BBC radio 2, parlando con i suoi collaboratori (a microfoni aperti senza saperlo) aveva dato della “bigotta” alla pensionata del Rochdale, elettrice laburista delusa, che l’aveva appena incalzato con domande pungenti su economia e immigrazione. Filo-europeista, il leader laburista non intende entrare nell’euro, ma è convinto che per la Gran Bretagna sia vantaggioso far parte dell’Europa Unita. In materia economica, prevede pochi tagli alla spesa pubblica e un aumento delle tasse solo per i contribuenti che guadagnano più di centocinquantamila sterline all’anno. Il suo programma prevede un aumento degli investimenti per la scuola pubblica, la limitazione del flusso migratorio e una politica dura per contrastare la microcriminalità. Al di là del risultato finale, l’outsider Nick Clegg, esce comunque vincente dalla maratona elettorale. In poco più di due mesi è balzato nei sondaggi, passando dal 17 per cento del febbraio scorso al 24 attuale. Dopo il primo dibattito trasmesso sul piccolo schermo, in alcuni sondaggi, aveva addirittura superato i rivali. Il giovane leader centrista ha infatti sfruttato con abilità i benefici del palcoscenico televisivo, convincendo migliaia di elettori che pensavano di astenersi. Significativo il suo esordio nel primo incontro del 15 aprile scorso sulla rete commerciale ITV, quando si rivolse ai rivali dicendo: “Questi due vi diranno che l’unica possibilità è votare per uno dei due partiti che ci governano da tempo, ma esiste un’alternativa per creare una società più giusta e più equa. E siamo noi”.

Clegg ha le idee chiare. Vorrebbe tagliare la spesa pubblica per 15 miliardi all’anno, tre dei quali da investire nelle tecnologie verdi. Molto innovativa è anche la sua proposta per la scuola: rimpiazzare i centri statali con istituti gestiti da charity e da privati, supervisionati dalle autorità locali ma non dal governo. Grande europeista per tradizione, Clegg supporta l’euro ma non intende aderire, almeno per ora. E’ stato ribattezzato l’Obama bianco e, come il presidente americano, ha fatto della parola “cambiamento” il suo cavallo di battaglia. Di grande importanza è il suo programma di investimento nelle energie rinnovabili, come il vento, il sole e il mare: “Questa non è un’elezione come le altre, i climatologi dicono che il prossimo governo sarà l’ultimo che potrà fermare il pericoloso cambiamento climatico del pianeta”, ha detto nell’aprile scorso. Nonostante i sondaggi diano Cameron vincente, gli esiti elettorali potrebbero sorprendere: se anche i conservatori riuscissero a spuntarla è molto probabile che non riescano comunque ad ottenere la maggioranza assoluta dei seggi. Questo perché il sistema elettorale inglese, maggioritario uninominale, non è simmetrico tra numero di deputati eletti e voti ottenuti. Perciò, se un partito ha un elettorato ben distribuito potrebbe avere più seggi di un altro che ha conseguito più voti, ma dispersi in vari collegi. Per riuscire almeno a formare un governo di minoranza, i conservatori sperano così di ottenere una maggioranza relativa con il più alto numero di seggi. Altrimenti la prospettiva sarebbe quella di un governo di coalizione composto da Tory, Labour e Lib-dem. Come nel 1974. Un’esperienza che allora non durò a lungo.

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