domenica 9 maggio 2010

Cameron chiama Clegg


LONDRA. I sondaggi l’avevano previsto da tempo: Cameron vincente senza una maggioranza assoluta. E così è stato. Con il 36 per cento dei voti, i Conservatori sono riusciti ad avere la meglio sui Laburisti (29) e i Liberaldemocratici (23), ma non hanno comunque raggiunto la soglia dei 326 seggi necessari per formare una maggioranza autonoma. I Tory hanno infatti ottenuto 306 seggi, seguiti dai Laburisti del premier uscente Gordon Brown, 258, e dai Liberaldemorcratici di Nick Clegg, 57. A deludere è stato proprio leader centrista che tre settimane fa, dopo il primo dibattito televisivo, era stato dato addirittura come vincente. Dopo trentasei anni (era il 1974) i britannici eleggono un “hung parliement”, un parlamento in cui nessun partito ha raggiunto la maggioranza assoluta. Gordon Brown, mantiene così un incarico ad interim, fino alla formazione di un nuovo governo. E può tentare per primo di dar vita ad un esecutivo, di minoranza o coalizione, e sottoporlo poi al voto di fiducia nel dibattito di presentazione del programma del nuovo governo, il Queen’s speech. Ora, i Laburisti potrebbero tentare di trovare un accordo con i Liberaldemocratici di Clegg, che si è detto “molto deluso” dal risultato elettorale del suo partito. Se comunque Brown non riuscisse a trovare un appoggio per il suo gabinetto, sarà la regina Elisabetta II ad incaricare il partito in possesso della maggioranza relativa di formare un nuovo esecutivo. Lo stesso Clegg sarebbe d’accordo: “Qualunque partito prenda più voti ed ottenga più seggi ha il diritto di formare il governo”, commenta a caldo, aggiungendo polemicamente degli interrogativi: “Cameron governerà nell’interesse nazionale piuttosto che in quello del suo partito? Cercherà di mettere insieme un governo per la nazione e non uno che rivendichi un mandato che il partito Conservatore non ha?”.

Il giovane e aristocratico leader Conservatore, nella prima conferenza stampa post-elettorale, si dice pronto ad assumersi la responsabilità di guidare la Gran Bretagna: “Abbiamo avuto due milioni di voti in più dei laburisti. Non abbiamo raggiunto la maggioranza assoluta ma ci troviamo di fronte ad una crisi finanziaria e abbiamo bisogno di un esecutivo che dia garanzie ai mercati. Ora inizieremo i negoziati con gli altri partiti: un’idea sarebbe quella di dare rassicurazioni in determinati ambiti per avere un governo di maggioranza oppure portarne avanti uno di minoranza con lib-dem. In entrambi i programmi ci sono dei possibili punti di intesa”. Cameron sottolinea come il nuovo governo “debba affrontare al più presto la minaccia numero uno per il Paese: il deficit”, aggiunge che “con il voto di ieri, i cittadini hanno espresso la loro voglia di cambiare, di avere un nuovo leader”, e promette “un governo forte e stabile che agisca nell’interesse nazionale”. Nonostante non abbia ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi, infatti quella dei Tory è stata comunque una vittoria importante. Non solo per i cinque punti percentuali guadagnati rispetto alle ultime elezioni del 2005, ma perché mette fine ad un’epoca: tredici anni di dominio assoluto laburista. Con Tony Blair prima e Gordon Brown poi. I laburisti però non si arrendono e, almeno dalle prime dichiarazioni, sono pronti a resistere e dare battaglia: “I risultati elettorali mostrano come nessun partito abbia raggiunto una chiara maggioranza. E da primo ministro ho il dovere di assicurare che la Gran Bretagna sia sostenuta da un governo forte e stabile”, dichiara il Premier britannico, appoggiato dal numero due, il ministro del Commercio, Peter Mandelson, e da Alan Johnson: “La volontà del popolo britannico è quella che nessun partito abbia la maggioranza assoluta, perciò dobbiamo comportarci da politici adulti e maturi”, sostiene il ministro dell’Interno che lancia anche un messaggio ai lib-dem: “Abbiamo molte cose in comune con loro”. Ora la palla passa nelle mani di Nick Clegg, il centrista corteggiato a destra e sinistra. L’outsider che potrebbe decidere il destino del Paese.

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