venerdì 11 febbraio 2011

Sistematici attacchi ai giornalisti


“Furti, violenze, arresti arbitrari, linciaggi. La lista delle aggressioni ai giornalisti attuata dai militanti di Mubarak non fa che allungarsi di ora in ora. Aggressioni che hanno un carattere sistematico e concertato”. Il segretario generale di Reporters sans Frontières, Jean-François Julliard, condanna gli attacchi che i reporter di tutto il mondo stanno subendo in Egitto, mentre cercano da giorni di raccontare l’evoluzione imprevedibile degli eventi. Le cifre che arrivano all’organizzazione internazionale francese, impegnata per la tutela della libertà di stampa nel mondo, sono drammatiche: 26 giornalisti aggrediti, 4 casi di materiale confiscato (telecamere, macchine fotografiche), una redazione attaccata, 19 giornalisti arrestati. Venerdì, il primo morto. Si chiamava Ahamad Mohamed Mahmoud, lavorava per il quotidiano Al-Ta'awun ed era stato colpito alla testa da un cecchino nella zona di Qasr al-Aini, nei pressi dell’epicentro delle rivolte: piazza Tahrir.



Nei giorni scorsi, anche il Dipartimento di Stato americano ha denunciato “una campagna per intimidire i giornalisti e rendere impossibile il lavoro in Egitto”, invitando le autorità a liberare tutti gli arrestati. Un regime quello di Hosni Mubarak che, attraverso i suoi sostenitori, sta prendendo di mira i media, accusandoli di aver destabilizzato l’Egitto e fomentato le proteste contro il Presidente. Sono arrivati da tutto il mondo i reporter che stanno coprendo le vicende egiziane e condividono storie di aggressioni, arresti e violenti interrogatori. Sahar Talat corrispondente in Egitto della redazione spagnola di Radio France Internationale racconta ad esempio di essere stato accerchiato, colpito dalla folla e accusato di essere una spia di Al Jazeera. Rubert Wingfield-Hayes della BBC dice invece di essere stato attaccato da alcuni militanti mentre guidava in una via del Cairo, portato al cospetto della polizia, bendato ed interrogato, prima di essere rilasciato dopo qualche ora. Secondo l’agenzia di stampa turca Anatolia, un giornalista di Fox Tv Turchia, il suo cameraman e l’autista sono stati rapiti e minacciati con dei coltelli mentre filmavano le manifestazioni ed in seguito liberati dalla polizia egiziana. Anche uno dei giornalisti americani più conosciuti, Andersoon Cooper della CNN, racconta di essere stato inseguito dalla folla, che poi ha distrutto i filmati che aveva girato. Nella mattinata di venerdì vengono arrestati anche i nostri colleghi Michele Giorgio del Manifesto e Giovanni Porzio di Panorama: bloccati da una banda di giovani armati di coltelli, vengono poi consegnati ai militari e alla polizia, e rilasciati.



Ad accusare le autorità egiziane di mettere “a tacere le voci del popolo egiziano” è anche Al Jazeera, a cui già dal 30 gennaio scorso era stato vietato di coprire le rivolte contro il Presidente Mubarak. L’emittente satellitare del Qatar, oltre a venire censurata dal governo, che ne ha chiuso le trasmissioni, ha subito anche gli assalti di “bande di delinquenti” che hanno dato fuoco ai suoi uffici nella Capitale egiziana, prima dell’arresto del direttore e di un suo giornalista. “Sembra che nel Cairo non ci sia più un luogo dove i giornalisti stiano al sicuro. Il potere egiziano deve considerarsi responsabile di una politica aggressiva di tale portata” commenta Julliard, che invita “la comunità internazionale ad esprimere una posizione forte ed unanime di condanna”, tirando le conclusioni dagli incidenti accaduti fino ad ora per l’applicazione di eventuali sanzioni.



"Io giornalista sotto assedio". La testimonianza del reporter e fotografo Alfredo Macchi inviato in Egitto

Articolo: Vincenzo Sassu
Fotografie: Associated Press Agency (published by The Kansas City Star)

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