giovedì 4 febbraio 2010
Libertà di Stampa: il caso italiano
Intervista a Jean-François Julliard, Segretario Generale dell’associazione Reporters sans Frontières sulla situazione della libertà di stampa in Italia.
Perché alcune grandi democrazie europee non garantiscono appieno la libertà di stampa?
Le ragioni principali sono due. Innanzitutto, la presenza in Europa di gruppi terroristici o malavitosi che minacciano i giornalisti quando questi ne denunciano le attività criminali. Mi riferisco alla Mafia in Italia, all’ETA in Spagna, ai gruppi paramilitari dell’Irlanda del Nord o alle gang e alle organizzazioni criminali bulgare. La seconda ragione è legata al potere, che costituisce una minaccia pesante per la libertà di stampa in alcuni Paesi, dove dirigenti politici di primo piano tentano di influenzare l’operato dei media. È il caso ad esempio di Sarkozy in Francia e Berlusconi in Italia.
Si riferisce al conflitto di interessi del Premier italiano?
Esattamente. La sua figura è una grande minaccia per la libertà di stampa. Non è accettabile che il Primio ministro di un Paese democratico possieda la più grande azienda privata mediatica e possa poi influenzare quella pubblica. Oltretutto, è una persona che non tollera la critica, gradendo unicamente i media che lo “corteggiano”, parlando bene di lui e della sua politica. È da anni ormai che denunciamo la situazione, ma né a livello italiano né europeo è stato fatto qualcosa per cambiare.
Come valuta in generale il caso dell'Italia?
Inquietante. Spesso i giornalisti italiani sono vittime di pressioni politiche, economiche criminali e minacciati dalle mafie. È preoccupante che in un Paese membro dell’Unione Europea, come l’Italia, alcuni giornalisti debbano essere protetti dalle forze dell’ordine per esercitare il proprio mestiere. Non è normale. L’Italia non è un paese in guerra. Non è l’Iraq, né l’Afghanistan.
Ma è davvero così negativa la situazione?
Bisogna restare davvero molto vigili anche se, fortunatamente, ci sono testate che hanno la capacità di resistere alle pressioni a cui sono sottoposte. Ci sono giornalisti che mantengono la schiena dritta e la propria indipendenza. È ammirabile il coraggio di tutti quei professionisti che in Italia, nonostante le minacce, le pressioni, continuano a fare il loro mestiere. Parlo di Roberto Saviano, Lirio Abbate, Rosaria Capacchione e di tanti altri che mettono quotidianamente a rischio la propria vita per informare i cittadini.
Testo di Vincenzo Sassu
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